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La dogana delle pecore di Foggia, come si amministrava la transumanza

La data convenzionale di istituzione della Dogana delle pecore di Foggia è il 1° agosto 1447, giorno in cui Alfonso I d’Aragona affidò al catalano Francesco Montluber l’incarico di organizzare la transumanza nel Regno di Napoli.
Questo organismo aveva il compito di gestire la transumanza delle pecore (ma anche di altri animali) dalle montagne abruzzesi e molisane alle terre piane pugliesi realizzando una delle principali entrate per il fisco napoletano. Ricadevano nella sua giurisdizione cinque delle attuali regioni amministrative.

Caratteristica preminente della Dogana era quella che, a fronte di un corrispettivo, detto fida, che i proprietari di animali pagavano in rapporto al numero dei capi condotti al pascolo, l’organismo statale assicurava erbaggi sufficienti, percorsi ampi e sicuri ed una certa quantià di sale; ai proprietari di animali ed al personale addetto al bestiame garantiva protezione armata lungo i tratturi, panetterie diffuse in tutto il Tavoliere, con prezzo del pane calmierato, chiese e taverne di campagna e, cosa molto importante, la possibilità di poter ricorrere al tribunale della dogana per le questioni di giustizia, anche private.

La sede amministrativa della Dogana si trovava a Foggia (tranne per i primi anni in cui fu a Lucera), prima in uno stabile di Largo Pozzo Rotondo e successivamente, dopo il terremoto del 1731, nell’edificio di Piazza XX Settembre, ancora oggi denominato Palazzo Dogana (sede dell’amministrazione provinciale).

A capo della Dogana vi era il doganiere, denominato anche governatore o presidente (perchè spesso i doganieri ricoprivano anche alte cariche nella capitale e, quindi, venivano chiamati con il titolo più importante). Ufficiali importanti erano l’uditore, che era giudice nelle controversie che non riguardavano interessi dello Stato e il credenziere, che tutelava gli interessi erariali e presiedeva all’assegnazione dei pascoli e vigilava sulla riscossione della fida. Il doganiere, l’uditore ed il credenziere costituivano il Tribunale della Dogana, cioè quell’organismo di giustizia che era riservato a tutti gli operatori della transumanza (proprietari di animali, pastori ed addetti alle greggi, commercianti di lana o di caci, ecc) Altri funzionari importanti erano il libro maggiore che formava i registri di riscossione della fida ed annotava su di essi l’eventuale debito residuo dei locati, il cassiere o percettore che provvedeva alla materiale riscossione della fida ed il mastrodatti che curava la redazione delle scritture più importanti ed aveva il compito di custodire l’archivio doganale. Naturalmente l’organico degli Uffici della dogana era formato anche da vari scrivani e da altri subalterni.
Nelle località più importanti del Tavoliere risiedevano degli ufficiali doganali che curavano gli interessi della Dogana e dei locati negli ambiti di loro pertinenza. Completavano l’organico della Dogana i cavallari, cioè i soldati a cavallo che avevano il compito di scortare e proteggere i pastori
e gli animali.
L’apparato burocratico doganale disponeva anche di alcuni collaboratori esterni. Si tratta dei regi compassatori e dei pesatori di lana. I primi come è facile dedurre dal termine, erano coloro che usavano il compasso, cioè lo strumento per misurare i terreni. Avevano il compito di procedere alla distribuzione dei pascoli e dei territori concessi a coltura, verificare le occupazioni abusive e reintegrare i territori alla loro primitiva destinazione. Intervenivano in qualità di tecnici nelle
controversie tra confinanti, sia essi proprietari di pecore che agricoltori. venivano retribuiti direttamente dalla Dogana quando questa li nominava in qualità di periti d’ufficio o conferiva loro altri incarichi particolari. Riscuotevano, invece, la loro diaria, detta vacazione, dai privati quando
intervenivano a richiesta delle parti. I compassatori si fregiavano dell’appellativo regio, per distinguersi dai comuni tecnici agrari. Difatti solo loro potevano intervenire nelle questioni riguardanti affari doganali. Uno dei compiti più importanti affidato ai compassatori fu quello di
procedere alle varie reintegre dei tratturi effettuate nel corso dei secoli. A questi tecnici si deve la redazione delle piante esposte.
I pesatori di lana avevano il compito di pesare ed immagazzinare le lane nei fondaci di Foggia. Essi erano in tutto dodici ed erano divisi in varie squadre dette paranze che prendevano il nome dalle località di origine dei componenti. Avevamo così le paranze de L’Aquila, Sulmona e Castel di Sangro. Per antico privilegio i pesatori potevano provenire esclusivamente da tali località.
Il Tavoliere di Puglia (così si chiama il territorio destinato al pascolo), differisce dall’attuale Tavoliere il cui ambito rientra in gran parte nella provincia di Foggia. Esso, invece, comprendeva, oltre ai territori della Daunia, anche gran parte di quelli di Terra di Bari e di Terra d’Otranto. Era ripartito in 23 locazioni generali ed in 20 locazioni aggiunte all’interno delle quali si trovavano numerose poste.
I pastori, con le loro greggi, provenivano dalle località montane, sostavano nel riposo posto lungo il torrente Saccione e in quello situato tra Ascoli e Candela e solo dopo il 29 settembre (festa di San Michele Arcangelo) potevano entrare nel Tavoliere e dirigersi nelle poste loro assegnate.
Il pascolo invernale terminava con la fiera di Foggia, dove i pastori vendevano la lana e i caci, e dall’8 maggio (apparizione di San Michele A.), dopo aver pagato la fida potevano riprendere la via del ritorno a casa.
Si diceva, pertanto, che l’anno doganale andasse dall’uno all’altro San Michele perchè, in effetti, le date di inizio e termine coincidevano con le festività religiose di San Michele A.
Altro elemento importantissimo dell’economia pastorale era l’imponente rete tratturale che consentiva lo spostamento degli animali transumanti dalle regioni montane a quelle di pianura.

I quattro tratturi principali erano il Foggia-L’Aquila, il Lucera-Castel di Sangro, il Celano-Foggia ed il Pescasseroli-Candela. La loro larghezza era pari a 111 metri ed erano lunghi centinaia di chilometri. Collegavano i tratturi principali tra loro i bracci, che generalmente avevano la stessa ampiezza dei tratturi. Vi erano, inoltre, numerosissimi tratturelli che consentivano alle greggi di raggiungere comodamente le poste loro assegnate.

La Dogana ebbe vita fino all’anno 1806 allorquando fu abolita dai Francesi che occupavano il Regno di Napoli.

Fonte: MAT (Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo)

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4 commenti su “La dogana delle pecore di Foggia, come si amministrava la transumanza”

  1. Bell'articolo, grazie. Vi segnalo che in Calabria, nel XIX secolo, è attestata l'espressione 'essere appatentato a Foggia', con intento spregiativo, nel senso che segnalava un atteggiamento furbesco da parte di chi si 'appatentava'.

  2. Bell'articolo, grazie. Vi segnalo che in Calabria, nel XIX secolo, è attestata l'espressione 'essere appatentato a Foggia', con intento spregiativo, nel senso che segnalava un atteggiamento furbesco da parte di chi si 'appatentava'.

  3. Sicuramente una ottima introduzione ad una approfondita e splendida raccolta di leggi e decreti contenuta nel testo di stefano di stefano, La ragion Pastorale over comento a la Prammatica 79.

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